All'inizio della mitica storia di fondazione di Roma si muovono due figure femminili quanto mai distanti fra loro: Rea Silvia, la madre pura e vergine sedotta dal dio della guerra che partorisce i gemelli e si eclissa dal loro futuro, e poi c'è Acca Larentia, femmina dai mille volti: l'animale che salva Romolo e Remo dalle acque del fiume e che col proprio corpo da calore, dà una opportunità di vita ai neonati, la moglie del pastore Faustolo che li accudisce quando il marito porta nella loro capanna i gemelli ed infine la Lupa, la meretrice, femmina e madre diseredata che li allatta.
Acca Larentia di Jacopo della Quercia, 1414-1419. Ospedale Santa Maria della Scala, Siena ITA
I tanti volti di Acca Larentia animano le diverse versioni del suo mito di cui fu tentata una riunione probabilmente in tempi repubblicani quando per superare l'inverosimile racconto della lupa nutrice dei gemelli si indicò nella lupa la moglie di Faustolo e poiché lupa era il termine con cui si indicava anche la donna che praticava la prostituzione, si diede alla moglie di Faustolo il nome di Acca Larentia, quello della donna che nel mito del passaggio di Eracle in Italia era l'etera più bella vinta dall'eroe e semidio al gioco, infine esiste un'altra donna il cui nome é solo Larentia che ha un destino scritto come divinità; un percorso lunghissimo che vede in Etruria le radici di questo mito.
Questa misteriosa donna si muove, sotto spoglie diverse, all'inizio della storia della città di Roma dove, come ricorda Varrone, nei pressi della Via Nova a lei era stato eretto un sepolcrum in cui venivano celebrati i riti propri di un culto eroico.
La figura di Acca Larentia era celebrata durante le Parentalia ed a lei era dedicata la festività del 23 dicembre conosciuta anche come Larentalia che traeva la sua origine nella versione del mito che viene ricondotta ad un fatto accaduto durante il regno del re Anco Marzio. Secondo una versione diffusa tra il popolo di Roma l'edituus del Tempio di Ercole poiché era l'ultimo giorno dei Saturnalia, la festività dedicata al dio dell'età dell'oro, e tutti erano in festa e qualsiasi cosa era permessa, decise di sfidare ai dadi il dio Hercules, chi vinceva avrebbe avuto un cena sontuosa ed una notte d'amore con la prostituta più bella della città. Il gioco vide l'edituus lanciare con una mano i dadi per sé e con l'altra per Ercole che ne risultò il vincitore. Venne così imbandita una cena sontuosa sull'altare del tempio e convocata la meretrice più bella di Roma, una certa Larenzia, che venne rinchiusa all'interno del tempio per la notte. Quello che accadde nella notte fu la stessa Larentia a raccontarlo il mattino seguente: Ercole le era apparso e dopo essersi congiunto a lei le consigliò di sposare il primo uomo che avesse incontrato il mattino seguente uscendo dal tempio.
Quando uscì dal tempio Larentia incontrò un ricco uomo di nome Tarutius che volle sposarla; Larentia cambiò la sua vita divenendo una ricca e rispettata matrona che alla morte del marito ereditò i suoi possedimenti e le ricchezze. Considerando che era stata toccata dalla fortuna, Larentia alla sua morte volle lasciare tutto al popolo di Roma che prese così a celebrarla come una divinità. Larentia venne sepolta extra muram nella zona del Velabro e qui il popolo riconoscente costruì un altare a cui tributava un culto eroico ed ancora venne istituita la festa per celebrare la generosità della donna, i Larentalia.
Il luogo del sepulcrum di Larentia ed il culto entrato sin dai tempi arcaici nella ritualità della religione romana, secondo alcuni studiosi svelano similitudini con una leggenda ed un culto greco in cui sono coinvolte una prostituta ed un importante uomo della vita sociale e politica della città sullo sfondo di un evento catalizzatore di cambiamenti. La vicenda mitica è collocata in un tempo storico certo infatti, si sarebbe svolta in Atene al tempo dei Pisistrati, ovvero durante la tirannia dei figli Ipparco e Ippia nel 512-513 a.C. e coinvolse un importante aristocratico ateniese, Aristogitone, il suo eromenos Armodio ed una etera di nome Leaena con cui, secondo Ateneo, Aristogitone aveva una relazione.
Tortura di Lena, miniatura medievale
All'origine di tutto un'infatuazione di Ipparco per Armodio che lo rifiutò e rivelò tutto al suo erastes Aristogitone ; quel rifiuto provocò la rabbia del potente Ipparco che studiò una ritorsione terribile: l'allontanamento della sorella di Armodio come offerente alla Panatenee perchè Ipparco sentenziò che la sua famiglia non era abbastanza nobile; questa fu l'offesa, il sopruso che non poteva essere accettato e Aristogitone non solo volle aiutare il suo eromenos a vendicare l'offesa ma considerò il fatto come l'ennesima prevaricazione dei tiranni si decise ad organizzare una congiura per uccidere sia Ipparco che il fratello Ippia, colpevoli di eludere i principi su cui era basata la vita sociale di Atene solo per il loro vantaggio personale. Ma il tentativo non ottenne il suo scopo; ci furono fraintendimenti fra i congiurati che raggiunsero solo parzialmente il loro scopo: Ipparco fu ucciso ma Ippia si salvò e scattò subito la sua vendetta. Aristogitone e Armodio vennero uccisi e poiché voleva punire tutti i congiurati, Ippia torturò anche Laena l'etera amante di Aristogitone convinto che lei ne conoscesse i nomi. Leena non solo non disse nulla ma ormai sfinita e temendo che la tortura potesse farla parlare ebbe il coraggio di tagliarsi la lingua a morsi. Secondo alcuni Ippia, poiché non le era più utile, la lasciò andare ma la donna morì poco dopo per le torture subite; secondo altri invece Ippia la torturò fino a provocarne la morte.
La realtà storica conferma che Aristogitone ed Armodio furono i capi di una congiura che ad Atene nel 512-513 a.C. tentò di scalzare i figli di Pisistrato dalla gestione del potere dopo che avevano dimostrato come le loro azioni arrivavano a calpestare le consuetudini e norme sociali pur di ottenere vantaggi personali. La storia scaturì da un'infatuazione di Ipparco per Armodio che rifiutò le sue attenzioni perché già coinvolto in una relazione con Aristogitone; non riuscendo a soddisfare il suo desiderio Ipparco mise in atto una ritorsione contro Armodio facendo escludere la sorella dalla partecipazione della Panatenee dove le fanciulle vergini delle famiglie aristocratiche erano le sole che potevano portare il peplo per rivestire la statua di Athena Polias e le ceste con le offerte per i sacrifici che si svolgevano alla fine della imponente processione che coinvolgeva tutti i cittadini ateniesi. Alle fanciulle era richiesto di essere vergini e nobili ed Ipparco impose l'esclusione della sorella di Armodio contestando sia la status sociale della famiglia dichiarato non adeguato sia, e soprattutto accusandola di non essere vergine. Armodio che aveva raccontato tutto ad Aristogitone si senti offeso ed umiliato davanti a tutta la città, ma per l'ingerenza di Ipparco dimostrava come i Pisistrati non rispettassero le norme sociali di Atene e fu questo il motivo per cui Aristogitone, che era un uomo ricco e potente, riunì intorno a sé un gruppo di aristocratici oppositori del regime che consideravano tirannicida. La congiura fallì ma Aristogitone e Armodio rimasero nella memoria di Atene come difensori della democrazia contro la prepotenza dei tiranni. Per celebrare il valore sociale di quegli uomini Atene decise di far realizzare delle statue che li rappresentassero e poi di erigerle sull'acropoli.
Aristogitone e Armodio, copia romana da originale greco del V secolo a.C. di Kritios e Nesiotes – Museo Archeologico di Napoli IT
Di questo gruppo scultoreo conosciuto già dall'antichità con il nome di I Tirannicidi rimane una splendida copia romana dall'originale greco degli scultori Kritios e Nesiotes esposto al MANN di Napoli.
Il nome di Leena divenne invece sinonimo di etera dalle caratteristiche impareggiabili: bellezza, intelligenza, fedeltà e riservatezza e molte furono le etere che lo fecero proprio. Queste etere vissero prevalentemente nell'età classica ed in quella ellenistica quando ormai il significante del nome era cambiato e poco doveva essere rimasto dei valori che gli arcadi quando alcuni di loro si trasferirono nella penisola italica. (continua)
Prima parte: rev.0 by M.L. ©ALL RIGHTS RESERVED (Ed 1.0 - 08/12/2024)