L'età del toro

Le età atrologiche o eoni sono misure del tempo determinate dalla durata della rotazione della terra rispetto al cielo ideale delle stelle fisse. Per compiere un giro completo la terra impiega circa 25.772 anni, ovvero questo è il tempo necessario perchè possa ritornare all'inizio della sua rotazione fissato all'equinozio di primavera. Durante questo tempo lunghissimo cambia il cielo astronomico sopra la terra che dovrebbe tornare nella sua posizione inziale se non fosse per l'inclinazione di 23 gradi dell'asse terrestre che fa cambiare la volta celeste che si ammira dalla terra così che circa ogni 2160 anni la costellazione che domina le notti della terra cambia e la porta in età o ere che hanno i nomi che gli antichi avevano dato alle costellazioni visibili nel cielo notturno in quel periodo.
Gli antichi avevano scoperto questo movimento terrestre che va da occidente verso oriente facendo cambiare il cielo astronomico e dopo aver dato i nomi alle costellazioni formate dagli astri diedero alle ere i loro nomi, ma le Ere si avvicendano in senso inverso rispetto a quello delle costellazioni, e quindi si passa sempre al segno precedente.
Questo movimento, che è detto precessione degli equinozi, ha segnato in modo significativo le età della terra e le civiltà che, nate e sviluppate in quel tempo, riconoscevano alle figure zodiacali astrali dei significati e degli influssi che ne hanno definito la loro stessa essenza.
L'uomo ha iniziato a tener conto e descrivere gli eventi accaduti durante le ere quando nel cielo dominava la costellazione del Leone ovvero tra il 10.000 e 8.000 a.C, è poi venuta l'era del Cancro tra 8.000 e 6.000 a.C e poi l'era dei Gemelli, la prima di cui ancora oggi si vedono le influenze sulla mitologia di tutta la terra.
Nell'era dei Gemelli tra il 6000 ed il 4.000 a.C. presero forma le prime grandi civiltà, ma poi è venuta l'era del Toro perchè nel cielo apparvero le Iadi in cui gli antichi videro la fronte del toro con al centro Alfa Tauri la stella più luminosa che domina il cielo di maggio.

Zodiaco di Dendera,bassorilievo del cielo astrale nell'età del Toro  proveniente dalla volta del Tempio di Hator – Museo del Louvre, Parigi F

Zodiaco di Dendera,bassorilievo del cielo astrale nell'età del Toro proveniente dalla volta del Tempio di Hator – Museo del Louvre, Parigi F

Per gli storici era già terminato il neolitico ed in quel tempo le terre che si affacciavano sul mare internum erano per lo più abitate da cacciatori e raccoglitori che vi erano arrivati con la migrazione dagli altopiani orientali e si era dispersi lungo le coste; ai confini dove il sole tramontava fissarono la loro dimora. Queste comunità si trovarono di fronte il mare ed impararono a rispettarlo ed a trarne risorse per alimentarsi ma ne fecero anche una grande via di comunicazione. Sembra, tuttavia, che non furono queste le comunità più progredite ma altre poste più ad oriente e dalle quali, in un secondo tempo, popolazioni in forte espansione cominciarono a spostarsi verso occidente.
Le terre che furono segnate dall'età del Toro erano quelle poste ad oriente del mare, là dove la civiltà era passata precocemente dall'era neolitica a quella dei metalli, dove i popoli erano da tempo coltivatori e di piante non spontanee ed autoctonee ma provenienti da aree lontane e poste ancora più ad est.

Rilievo di Sayburç: a destra un toro, centro un uomo, a sinistra un leopardo. VIII millennio a.C. - Sanliurfa TR

Rilievo di Sayburç: a destra un toro, centro un uomo, a sinistra un leopardo. VIII millennio a.C. - Sanliurfa TR

L'habitat di questi popoli era ancora selvaggio e condiviso con gli animali ma, a partire dal VIII millennio a.C., alcune specie di piccola taglia come le pecore e le capre furono domesticate e molte risorse divennero più facilmente disponibili per le comunità che cambiarono il loro tipo di vita e divennero stanziali. Passarono altri secoli in cui la tecnica di domesticazione fu affinata e finalmente si capì che anche un grosso animale come l'ur, un ruminante che si cibava di soli erbaggi poteva essere domesticato. Questa storia è stata ritrovata scritta nel cosiddetto Rilievo di Sayburç, scoperto nell'Anatolia sud-orientale e che mostra come ancora nel IX millennio a.C. il "toro" fosse ancora un animale di cui aver paura e la vita dell'uomo era grama. Dopo pochi millenni, vinta la paura del toro e incanalata la sua forza, la civiltà aveva cominciato a esprimersi. Tutta l'energia di una dieta ricca di proteine come quella assicurata dalla carne di un animale di grandi dimensioni, secondo alcuni studiosi divenne il motore per i miglioramenti delle condizioni di vita delle comunità neolitiche dell'Anatolia e forse fu questa la ragione vera per cui l'età tra il 4000 ed il 2000 a.C. venne identificata con il Toro.

Graffito del Bos Primigenius 8000 a.C. - Grotta de Romito, Cosenza IT

Graffito del Bos Primigenius 8000 a.C. - Grotta de Romito, Cosenza IT

Una interpretazione dell'età del Toro come un'età iin cui si riconobbe l'importanza del Bos Taurus, o Urus come lo chiamarono i romani, per lo sviluppo e l'affermazione di una civiltà può apparire forzata, ma non può essere scartata in toto.
La domesticazione degli animali ha contribuito al salto evolutivo liberando gli uomini dalla ricerca incessante di cibo e questo perchè, se pur vero che già i popoli erano diventati taccoglitori e coltivatori, e pur vero che l'apporto energetico vegetariano non era sufficiente e quindi esistevano comunità che praticavano la raccolta e la caccia e per questo continuavano a spostarsi. Ma quando si passò alla coltivazione per la quale si scelsero terre con ampie pianure bagnate dalle acque di fiumi perenni si capì che occorreva trovare un modo nuovo per aprrovvigionarsi di carne e se da tempo ovini e caprini scondividevani lo stile di vita delle comunità umane era evidente che il loro apporto non bastava; le loro dimensioni contenute non potevano assicurare quegli apporti che necessitivano agli uomini il cui numero continuava a crescere. Furono queste le ragioni che portarono alla domesticazione di alcune specie animali di maggiori dimensioni e per questo capaci di assicurare lo sviluppo di un popolo.

Il grande toro di Catalhoyuek, datato .VIII millennio a.C- Museo dell'Anatolia T

Il grande toro di Catalhoyuek, datato .VIII millennio a.C- Museo dell'Anatolia T

L'importanza del possente animale fu da subito chiara agli uomini e ben presto gli fu riconosciuta assegnando le sue prerogative fisiche a divinità fino ad allora aniconiche; nel periodo definito come Protodinastico I, inizio III millennio a.C, nella glittica mesopotamica appare l'uomo-toro mentre pochi secoli dopo le corna taurine diventeranno simbolo di divinità. Fu in questo periodo che la cultura sviluppò sempre più le sue conoscenze astronomiche e così l'andamento delle stagioni e delle attività agricole vennero poste in correlazione con i cieli e le formazioni astrali che li illuminavano nei diversi periodi dell'anno.
Questi popoli, più di altri del bacino mediterraneo, erano interessati a quanto era rappresentato nella sfera celeste perchè la loro religione poneva una diretta corrispondenza tra quanto era visibile nel cielo con quanto accadeva sulla terra. Per loro, il movimento delle stelle scandiva il tempo terrestre ed il transito dei pianeti favoriva la predizione sul futuro; fu presso di loro che nacque l'astronomia e a questa strettamente collegata l'astrologia. Furono gli Hatti e poi gli Ittiti che diedero il nome a quelle costellazioni che erano visibili nel III millennio nel loro cielo e prima fra tutte e quella del Toro.
Quando questi popoli cominciarono a crescere dovettero andare alla ricerca di nuove terre e lo fecero spostandosi in piccoli gruppi e secondo traiettorie in cui evitavano le barriere naturali. Sembra che siano partiti dall'Anatolia e dopo aver aggirato le montagne del Tauro, presero il mare dove costeggiando andarono alla ricerca di pianure alluvionali dove costruire nuove città. La prima e più fertile area che trovarono fu quella fra Tigri ed Eufrate, i due fiumi che scendevano dalle montagne vicine e che rendevano la terra fertile. Quelle montagne furono chiamate Toros Daglari perchè quando le piogge gonfiavano i fiumi ch scendevano lungo i suoi fianchi, le acque avevano l'impeto del toro, animale sacra ad Adad dio della tempesta del popolo Hari o Hurrita quello proveniente dall'est che aveva colonizzato l'Anatolia. Il popolo Hari imparò a convivere con gli Hatti e la gente Hattusa ed insieme diedero forma e sostanza a quella che i moderni chiamano civiltà Ittita.

La penisola anatolica nel Neolitico. 8.000-3.500 a.C.

La penisola anatolica nel Neolitico. 8.000-3.500 a.C.

Fu così sotto l'insegna del Toro che la loro civiltà prosperò e chiamarono quel tempo Età del Toro ed onorarono il dio del cielo che per primi gli Hatti chiamarono Taru e poi gli Ittiti Tarhun e che nelle più tarde rappresentazioni antropomorfiche ha in mano un triplo fulmine e l'ascia bipenne mentre sul capo porta una corona cornuta. Nel II millennio a.C. Il suo nome si trasformò e in lingua urrita divenne Teshub il dio potente del cielo che girava sul suo carro trainato da due buoi, Seri e Hurri, che sorvegliavano l'alternarsi del giorno e della notte. Teshub era un dio celebrato per la sua potenza e per la sua fertilità, caratteristiche proprie del toro; anche altre popolazioni limitrofericonoscevano nei loro dei l'essenza taurina; il dio Fenicio El era rappresentato come un toro, la cavalcatura del dio indù Shiva è il toto bianco Nandi, il dio egizio Apis aveva corpo di uomo ma testa di toro.

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