Quando le figlie di Leda e Tindaro divennero delle bellissime fanciulle arrivarono a Sparta i principi da molte città della Grecia per chiedere di sposarle; la maggiore Clitennestra venne concessa a Tantalo che la portò a Pisa ed a cui diede un figlio, ancora maggiore fu il numero dei pretedenti quando venne il tempo giusto per Elena che tutti volevano sposare. Tindaro non respinse nessuno perchè non voleva creare contrasti con i suoi vicini ma doveva trovare un modo per giustificare la sua scelta che era per Menelao il più ricco degli Achei e fu allora che venne in suo aiuto Odysseo.
Egli suggerì a Tindaro di far giurare ai contendenti che, se la bella Elena fosse stata rapita, avrebbero aiutato colui che l'aveva conquistata nella gara voluta da Tindaro. Elena andò sposa a Menelao l'atreide che Tindaro ben conosceva avendo aiutato lui ed il fratello Agamennone a riconquistare il trono di Micene e quindi era ben felice di lasciare Sparta a Menelao.
Agamennone dopo aver riconquistato il suo trono diede battaglia a quanti avevano aiutato il suo rivale e tra questi anche Tantalo che uccise e poi sposò con la forza la vedova Clitennestra con l'assenso del padre Tindaro.
Il mito racconta che dall'unione nacquero un maschio, Oreste, e tre figlie, di queste la primogenita fu chiamata Ifigenia o Ifianassa; tuttavia esiste una diversa versione, ripresa anche da Omero nel libro IX dell'Iliade, secondo cui si racconta che i suoi veri genitori di Ifigenia fossero Teseo ed Elena che dopo averla partorita e fatto offerte ad Artemide, aveva consegnato la neonata a sua sorella Clitennestra che la adottò.e la amò come fosse sua figlia. Ifigenia crebbe alla corte di Micene di cui era re Agamennone che divenne così suo padre.
Ifigenia, dettaglio affresco dal tablinum di Lucio Cecilio Giocondo in Pompei IT
Le colpe dei padri
Nell'etica greca le colpe di un lignaggio perseguitano le generazioni che si succedono, ed i figli devono soffrire la pena per espiare le colpe dei padri; così è per il ciclo tebano in cui le colpe di Laio saranno pagate da Edipo ma anche dai suoi figli e dagli epigoni, così è anche per Atreo i cui discendenti continuano a pagare per la sua hybris.
Il figlio di Atreo, Agamennone era un guerriero valente ed imperioso ed aveva ereditato dal suo avo Tantalo alcune delle sue caratteristiche, era solito vantarsi delle sue vittorie e delle sue abilità e così fece quando durante una caccia riuscì a colpire scoccando una freccia da molto lontano una cerva. Con i suoi compagni si vantò dicendo che neanche Artemide ci sarebbe riuscita. Forse conscio del sacrilegio compiuto decise di sacrificare la cerva alla dea ma questo non dovette bastare per soddisfare la rabbia di Artemide che pazientemente aspettò sapendo che presto il re di Sparta avrebbe dovuto chiedere il suo aiuto.
Esistono versioni del mito che danno spiegazioni diverse per l'ostilità di Artemide; per alcuni Agamennone aveva ucciso una capra sacra alla dea, per altri avrebbe fatto il voto di sacrificare ad Artemide la più bella fra le creature nate nell'anno e questa era proprio Ifigenia. Infine un'altra versione spiega che la dea era stata offesa non da Agamennone ma da suo padre Atreo che non aveva voluto sacrificare ad Artemide un agnello dal vello d'oro. Quest'ultima versione si collega ad uno degli eventi che compongono la saga degli Atridi; la contesa tra Atreo e Tieste per il trono di Micene. Atreo in cambio della sua protezione aveva promesso ad Artemide di sacrificarle l'agnello più bello dei nuovi nati del gregge; il fato volle che nascessse un agnello dal vello d'oro ed Atreo volle tenerlo e per non sacrificarlo e allo stesso tempo non venir meno al voto fatto alla dea, escogitò di regalarlo a sua moglie Erope che a sua volta lo regalò al suo amante Tieste fratello di Atreo. Quando il padre di Atreo e Tieste morì essi per evitare una lotta fratricida si rivolsero ad un oracolo che sentenziò: sarebbe stato re che possedeva un agnello dal vello d'oro. Atreo era convinto di aver vinto perchè l'agnello dal vello d'oro seppure regalato ad Erope era ancora nella sua casa m Erope l'aveva tradito ed era Tieste a possedere l'agnello. Atreo si rivolse allora a Zeus per avere il consiglio su come riottenere il trono; il re degli dei suggerì di proporre a Tieste che lo avrebbe riconosciuto come re se il sole non avesse invertito il suo corso. Considerando l'impossibilità che il sole cambiasse il suo cammino, Tieste accettò l'accordo con Atreo e non immaginava che quello fosse una crudele soluzione suggerita proprio da Zeus che prontamente fece invertire il corso del sole facendo riottenere ad Atreo il suo trono. Atreo aveva riavuto il trono ma l'offesa che aveva recato ad Artemide non era stata lavata.
Passarono molti anni e molte furono le vicende di cui Agamennone fu protagonista ed una su tutte fu l'organizzazione della spedizione contro la città di Troia per vendicare l'offesa che i principi troiani avevano recato al fratello Menelao. Dopo aver chiamato a partecipare all'impresa tutti quelli che pretendenti di Elena avevano accettato il giuramento di aiutare chi fosse stato lo sposo prescelto ma anche gli altri re achei ed i più valenti guerrieri, riunì la grande flotta necessaria per portarli nella Troade dove si trovava il confine tra la Beozia e l'attica, in Aulide. Nella baia le mille navi greche erano pronte per salpare ma "il silenzio dei venti dominava sull'Euripo", la bonaccia ritardava la partenza. Passarono così più di tre mesi ed Agamennone cominciava ad avere problemi con le navi ferme ed i guerrieri in cui cresceva l'impazienza ed allora mandò a chiamare Calcante , l'indovino e gran sacerdote dell'esercito greco, per avere da lui indicazioni. Euripide nella "Ifigenia in Aulide" fa raccontare allo stesso Agamennone, in parole brevi e terribili, cosa doveva fare il capo degli Achei:
L’indovino Calcante, mentre eravamo dunque in grande difficoltà, vaticinò di sacrificare Ifigenia, mia figlia, ad Artemide, sovrana del luogo; solo se si fosse compiuto il sacrificio sarebbe stata possibile la spedizione e la distruzione dei Frigi, altrimenti no .
Jacques-Louis David. La collera di Achille – Kimbell Art Museum, Fort Worth Texas USA
Nell'Agamennone di Eschilo, il drammaturgo inserisce una sua invenzione per spiegare la predizione di Calcante. L'indovino interpreta un presagio: due aquile di diverso colore avrebbero divorato una lepre gravida. Le aquile erano i fratelli Agamennone e Menelao che riescono a sconfiggere Troia solo con il sacrificio del frutto del ventre della lepre gravida ovvero il sacrificio di Ifigenia figlia di Elena. Agamennone dapprima si rifiuta di mandare a chiamare la figlia ed anzi Eschilo nel dramma fa dire al re di Sparta:... ordinai a Taltibio, in modo risoluto, di sciogliere tutta l’armata, poiché mai avrei osato uccidere mia figlia. Fu allora che mio fratello, con ogni tipo di argomento, mi persuase a compiere l’atto orrendo.
Solo allora mandò a chiamare la figlia con un pretesto che annunciava uno splendido futuro per Ifigenia: Achille, il grande eroe, valoroso e bellissimo aveva posto come condizione alla sua partecipazione all'impresa di poter unire la sua casata a quella degli Atridi sposando la giovane figlia di Agamennone e Clitennestra. Alla volta di Micene partirono Odysseo e Taltibio, avevano l'incarico di comunicare la notizia a Clitennestra e poi di portare Ifigenia in Aulide. Clitennestra fu felice di quelle nozze per la sua giovane figlia e non sospettò l'inganno, si preparano quindi alla partenza e la madre decise di accampagnare la giovane Ifigenia per non lasciarla sola ed essere presente alle nozze e portò con loro anche il piccolo Oreste. (continua)
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