Leggenda delle Cariatidi

La loggia dell'Eretteo sull'Acropoli di Atene è stigmatizzata dalle sei figure femminili che reggono la trabeazione e che sono universalmente conosciute come le Cariatidi. Negli edifici pubblici della Grecia sovente erano impiegate, con funzione sostitutiva delle nude colonne, delle sculture antromorfe che potevano essere di genere maschile, i telamoni e gli atlanti, oppure di genere femmnile le korai. Ma perchè nel portico dell'Eretteo alle korai fu dato un nome che rimandava a terre del vicino oriente?

Portico dell'Eretteo con le figure delle Cariatidi – Atene EL

Portico dell'Eretteo con le figure delle Cariatidi – Atene EL

La storia leggendaria che le Cariatidi dell'Eretteo raccontano non è quella del popolo dei Cari i quali abitavano nella parte costiera sud-occidentale dell'Anatolia dove si erano stanziati provenienti dall'interno della penisola. I Cari, o Karikoi, ritenevano di avere origini comuni con i Misi e i Lidi e si stanziarono in quella regione che da loro prese il nome di Caria molto prima che vi arrivassero i greci. Erodoto eTucidite raccontano che i Cari colonizzarono anche alcune isole dell'Egeo come Rodi dalla quale vennero poi scacciati da Minosse, il re di Creta, ricordato appunto anche come "vincitore dei Cari". In quel tempo i Cari erano considerati un popolo dalla civiltà poco sviluppata anche se abili e temibili guerrieri e comunque essi si ritenevano non greci ma di origine anatolica. Esisteva anche un'altra Karya, una città della Tessaglia non molto distante dalla più famosa Larissa che spesso è stata indicata come patria delle Cariatidi dove, forse, i riferimenti sono diversi ma si prestavano alla spiegazione fornita da Vitruvio.

Una delle Cariatidi del portico dell'Eretteo sull'Acropoli di Atene G

Una delle Cariatidi del portico dell'Eretteo sull'Acropoli di Atene G

La Karya che nel 499 a.C., partecipò alla Rivolta Ionica contro i tiranni persiani insieme alle città della Doride, della Eolide e Cipro era un'area costiera dell'Asia minore le cui città più importanti erano Mileto, Miunte e Priene. In questa terra, secondo Erodoto, giunsero gli Ioni quando gli Achei li scacciarono dall'Attica e dall'Eubea; questi Ioni erano partiti dal pritaneo di Atene senza portare con loro le donne e quando giunsero in Caria per fondare la nuova colonia, nel Libro I delle Storie, Erodoto racconta:

" ... si procurarono mogli in Caria, uccidendone i padri. A causa di questo delitto tali donne si imposero come regola con tanto di giuramento, e la trasmisero alle figlie, di non mangiare mai in compagnia dei mariti e di non chiamarli mai per nome; e ciò perché avevano ucciso i loro padri e mariti e figli e, dopo, se le erano sposate. Questo è quanto avvenne a Mileto."

Dalla ricostruzione di Erodoto sembra che siano state le donne di Caria a subire un torto dagli ateniesi ma le decorazioni architettoniche del nuovo Partenone voluto da Pericle non poteva presentare macchie sul nome di coloro che avevano fondato la città ed allora la colpa fu riversata sulle mogli "barbare". La colpa di questi Ioni che si fecero Cari si scopre dalle parole con cui Erodoto li presenta: "Ioni d'Asia" che si separarono dagli altri Ioni perchè li consideravano in condizioni di debolezza ed, in effetti, le città che gli Achei avevano tolto loro non erano ricche ed importanti, ad eccezione di Atene i cui nuovi padroni, d'altra parte, sembra non gradissero sentirsi chiamare Ioni.
Questi Ioni d'Asia formarono una dodecapoli come quando vivevano nel Peloponneso e progredirono e divennero una delle aree più ricche perchè stipularono un accordo con i Persiani, a cui non interessavano i commerci per mare, e con i Fenici che erano un popolo libero. Tutto cambiò quando Dario divenne re dei Persiani e decise di sottomettere tutti i popoli che si trovavano ad ovest del suo regno. I Cari combatterono strenuamente contro i persiani che, dopo alterne vicende, riuscirono a prendere il controllo dei territori e fu firmato un accordo di pace considerato equo da ambo le parti; fu in conseguenza di quell'accordo che la Karya finì sotto il controllo della Persia di Dario. I generali di Dario continuarono la guerra per riprendere il controllo delle città di tutta la Grecia ed è a questo punto che la storia ed il mito delle cariatidi si confondono proprio perchè esisteva una città in Tessaglia che si chiamava Karya.
Quasi tutte le città della Grecia, compresa la città di Karya in Tessaglia, soggiogate dalla grandezza e potenza dell'impero di Dario I, accettarono di subire il loro controllo ad eccezione di Atene e Sparta che si opposero decisamente perchè non volevano perdere la loro autonomia. Sebbene Karya in Tessaglia non fu la sola città a scendere a patti con i persiani, il suo comportamento fu considerato un tradimento da parte dei suoi ex-alleati e soprattutto da parte di Atene.
L'anno era il 490 a.C. ed Atene si trovò a dover affrontare quasi sola i persiani che si erano avvicinati al suo territorio dopo aver distrutto Eretria; da Platea ricevette il supporto di un contingente di circa 1000 uomini ma fu solo per il suo sforzo che Atene riuscì a mettere in campo 10.000 opliti e con questi raggiunse Maratona dove riuscì ad aver ragione del grande esercito persiano che, sebbene forte di oltre 30.000 uomini, era meno preparato e lasciò sul campo circa 6.000 morti. Sulla numerosità delle forze contrapposte non esistono dati certi e non c'è accordo tra gli strudiosi ma, tutti convengono sull'entità delle proporzioni.
Dopo questi avvenimenti maturarono le ragioni per cui gli Ateniesi avrebbero disprezzato i Cari e quando Pericle decise di ricostruire Atene più bella che mai ne fece anche espressione della sua propaganda politica ed alcune scelte architettoniche rimarcarono la grandezza della città e la considerazione riservata a coloro che si erano comportati da traditori.

Guerriero greco vittorioso su tre persiani. Lekythos a figure bianche e nere 490-480 a.C – Museo Archeologico Nazionale di Atene G

Guerriero greco vittorioso su tre persiani. Lekythos a figure bianche e nere 490-480 a.C – Museo Archeologico Nazionale di Atene G

L'Eretteo, dove le statue delle Cariatidi furono poste venne realizzato tra il 421 ed il 406 a.C, quindi molti anni dopo gli avvenimenti della Rivolta Ionica e della I Guerra Persiana ma sembra che fu Pericle che non solo volle la costruzione del tempio ma si occupò della sua progettazione ma non potè seguire la realizzazione perchè mori nel 429 a.C.
L'Eretteo è il tempio in cui si concentrava la rappresentazione degli elementi fondanti la città di Atene: nell'edificio arcaico era conservata la tomba del mitico re Cecrope, la statua in legno di Athena caduta dal cielo, la pietra su cui era impresso di tridente di Poseidone, la fontana di sale e l'ulivo di Athena e poi all'interno del tempio si credeva vivesse il serpente protettore della città.
Secondo alcuni fu una scelta di propaganda politica quella di mettere la Kariatidi a sostenere l'edificio su cui si concentravano tutti i simboli di Atene, a memoria dei suoi valori fondanti, dei suoi eroi , delle sue divinità protettrici e anche a monito per le altre polis, la rappresentazione delle donne di Karia la città che aveva tradito e si era piegata agli invasori.
Questa é anche l'interpretazione fatta propria da Marcus Vittruvius Pollio che nel I secolo tentò il compendio di tutte le conoscenze dell'arte del costruire nel De Architectura. Vitruvio riporta una spiegazione etimologica del nome che introduce alla storia mitica che quelle figure sottintendono; karyatis significa donna della Karya, una regione del Peloponneso dove ogni anno veniva celebrata una festa in onore di Artemide a cui partecipavano gruppi di vergini che seguivano una processione intonando dei canti. Ma il nome in sè non bastava, per Vitruvio il motivo per cui a quelle figure architettoniche venne dato il nome di Cariatidi era di carattere propagandistico e politico;inoltre, le opere importanti dovevavo soddisfare una precisa esigenza e, soprattutto negli edifici pubblici, dovevano esibire i simboli dei potenti che le avevano fatto realizzare.

Cariatide dell'Eretteo rimossa da Lord Elgin nel 1816 e esposta al British Museum, Londra UK

Cariatide dell'Eretteo rimossa da Lord Elgin nel 1816 e esposta al British Museum, Londra UK

Le parole di Vitruvio per raccontare delle cariatidi sono le seguenti (De Architectura 1.1.5):

"Karyai, città del Peloponneso, si schierò coi Persiani contro la Grecia; quindi i Greci, dopo la gloriosa vittoria e la fine della guerra, di comune accordo fecero una spedizione contro gli abitanti di Karyai. Presa così la città, uccisi gli uomin, messa al bando la cittadinanza, trassero in servitù le matrone, alle quali non permisero di deporre i pepli e gli ornamenti matronali, non perchè tutte assieme coi loro ornamenti fossero condotte in trionfo, ma perché, con eterno esempio di servitù, esse cariche di infamia, sembrassero pagare, da sole (coi loro ornamenti), il riscatto per la città. Pertanto gli architetti del tempo destinarono le loro immagini a sostenere il peso degli architravi nei pubblici edifici, affinché fosse ricordata ai posteri la famosa pena del peccato della gente di Karyai."

Ricostruzione del thesauros dei Silfi a Delphi VI sec. a.C.

Ricostruzione del thesauros dei Silfi a Delphi VI sec. a.C.

La spiegazione che Vitruvio da del valore simbolico delle Cariatidi è solo un esempio per ricordare ai progettisti che debbono sempre ben conoscere i fatti storici dei luoghi dove si trovano a realizare le loro opere, ma questo ha fornito una spiegazione che fino ad allora, I secolo d.C., mancava ed è stata una lettura facilior del significato delle donne di Karya rappresentate come portatrici. Ben altra cosa è il simbolismo che quelle figure architettoniche racchiudevano quando furono poste nel portico dell'Eretteo sull'Acropoli. Questo fu realizzato quando nel V secolo gli ateniesi decisero di ricostruire il grande santuario dedicato ai culti fondanti della città, il complesso arcaico era il luogo dove si era svolto il confronto tra Athena e Poseidone e quindi fulcro divenne il tempio di Athena Parthenos nel quale troneggiava la statua crisoelefantina realizzata da Fidia; altrettanto importante era Poseidone - che favorì Athene facendo entrare nella sua orbita di influenza le grandi città la cui prosperità commerciale nasceva dagli scambi di merci possibili grazie alle tanti navi che solcavano il Mare Interno – ed a lui venne dedicato il tempo ionico che fu eretto nel lato nord dell'Acropoli ed in cui era conservato il tridente che aveva scagliato durante lo scontro con la dea. Ma poichè anche gli eroi che avevano fondato o dato lustro ad Atene dovevano essere rappresentati a fianco degli dei fu realizzato un monumento con cui onorare Eretteo.
Se la storia raccontata da Vitruvio può essere considerata una leggenda, una versione diversa è stata raccontata da Pausania nella quale è preponderante l'elemento mitico. La storia si svolge in Laconia dove viveva la figlia di un re di nome Caria; di lei si innamorò Dioniso ma la fanciulla morì improvvisamente ed allora il dio la trsformò in un albero di noce. La notizia della sua morte venne portata a Sparta da Artemide e per ringraziarla gli spartani eressero un tempio dove si celebrva il culto di Artemide di Karyai. Tra i riti in onore della dea c'erano le danze di gruppi di fanciulle che gli spartani chiamarono Kariatis e che sembra, ebbero come insegnanti i Dioskouroi, i gemelli divini.
Questo mito nasce con le feste del noce che si celebravano in onore di Kar o Karia - arcaica dea della saggezza, nome che ha radice nell'etimo sanscrita con il significato di fare, creare - il cui culto portato in Italia evolse in quello di Carmenta -, che ovunque era seguita dalle sue ninfe-nocciole, le Kariatidi che le fanciulle evocavano con le loro danze.

Statua della Korai dei Tesoro dei Sifni a Delfi VI sec. a.C. - Museo Archeologico di Delfi EL

Statua della Korai dei Tesoro dei Sifni a Delfi VI sec. a.C. - Museo Archeologico di Delfi EL

Ma l'archeologia ha accertato che figure antropomorfe femminile furono usate al posto delle colonne per la prima volta addirittura nel VI secolo a.C. nel thesauros dei Silfi a Delphi. In quest'ultimo eretto, sicuramente prima del 525 aC - data in cui l'isola di Siphnos fu saccheggiata e annichilita dagli abitanti di Samo -, due cariatidi riccamente vestite poste tra i muri laterali del pronao, sorreggevano l'architrave. La descrizione dell'edificio si deve a due testimoni illustri come Erodoto e Pausania, mentre delle korai è rimasta una sola statua che, seppure mutila, permette di poter ammirare la bellezza della statuaria dell'arte arcaica. Le due Korai, realizzate in pregiato marmo pario in quel monumento non assolvevano altra funzione che quella architettonica di sostegno decorato dell'architrave sulla quale vennero poi riportati su bassorilievi altri avvenimenti mitici della storia greca. Le Korai del Thesauros dei Silfi realizzate almeno un secolo prima di quelle dell'Eretteo di Atene erano solo decorazioni architettoniche o rappresentavano altro? Per tentare di dare una risposta alla domanda si deve capire prima quale fosse la funzione del Tesoro dei Silfi ( e dei thesauroi in genere) e su questa esistono due teorie, la prima lo considera un contenitore per le offerte votive alle divinità, la seconda lo considera esso stesso un'offerta ex-voto.
Dagli scavi nel santuario di Delfi sono emersi nel tempo altri fremmenti attrribuibili a statue di Korai che sono state attribuite per lungo tempo al Thesauros dei Cnidi , l'altro tempietto che si trova lungo la Via Sacra che sale al tempio di Apollo. Ad oggi ancora gli studiosi stanno dibattendo a quale monumento possano essere attribuite le statue frammentarie di Korai che sono state ritrovate e sono vicibili nel Museo di Delphi.
Comunque siano state impiegate queste statue già dalle immagiuni si evince come rappresentassero delle fanciulle adornate con ricche vesti e così sembra che finiscano con il rappresentare l'opulenza della civiltà da cui nasce il mponumento in cui si inseriscono. Le Korai sono simboli della maggiore ricchezza e ricercatezza del popolo che paga per la loro realizzazione e sembra non esserci alcun altro significato nel loro uso tanto più quando vengano poste a confronto con il loro corrispettivo maschile. I Kourai sin dai tempi arcaici, ancora nella rigidità delle loro forme, sono rappresentati nudi, quasi un inno alla forza ed alla potenza maschile; le Korai invece sono sempre vestite ma i vestiti non sono una protezione per i loro corpi, al contrario non vengono rappresentate nude perchè nella civiltà greca patriarcale non si inneggia mai alla donna che ha sempre un ruolo sussidiario e per questi il corpo non ha alcuna valenza.

Prima parte: rev.0 by M.L. ©ALL RIGHTS RESERVED (Ed 1.0 - 06/11/2023)