Leggenda della guerra di Troia

Uno degli avvenimenti catalizzatori della mitologia greca è conosciuto come Guerra di Troia, uno scontro estenuante e violento tra la coalizione delle città greche e la potente città di Ilio nella Troade che da una collina alle falde del Monte Ida controllava lo stretto dei Dardanelli ed i commerci che si svolgevano tra occidente ed oriente. Si deve ad Homerus il racconto di quegli eventi di cui già da secoli cantavano gli aedi e la contestualizzazione diacronica di miti e delle gesta di leggendari eroi che a quella guerra furono chiamati a partecipare. L'Iliade, questo il titolo del poema di Homeros è anche lo stratagemma letterario per definire l'albero genealogico delle divinità delle etnie greche e riorganizzare in modo organico le innumerevole leggende che erano parte del sostrato culturale e religioso insieme della cultura greca.

Scontro tra Achei e Troiani, particolare dal Vaso Francois VI secolo a.C. - Museo Archeologico di Firenze IT

Scontro tra Achei e Troiani, particolare dal Vaso Francois VI secolo a.C. - Museo Archeologico di Firenze IT

Le vicende di questo scontro epico erano cantate dagli aedi molto prima che venissero raccontate per iscritto da Homeros ed anzi la sua è solo una delle versioni plurime che furono riportate in libri scritti anche prima del VIII secolo a.C., data che gli studiosi individuano per la stesura dell'Iliade omerica.
La fortuna della versione omerica fu quella di essere la più ripresa e cantata forse per la tecnica o forse per il ritmo che il suo estensore seppe dare alle vicende descritte. Egli riprese episodi del Ciclo Troiano scegliendone 24 con i quali seppe raccontare lo scorrere degli avvenimenti sostanziandoli secondo sequenzialità per cui solo a lui potrebbe andare il merito. Esiste peraltro una testimonianza che fa supporre che anche Homeros non sia propriamente colui che decise la struttura dell'Iliade come la conosciamo oggi e questo se teniamo conto di quanto scrisse Cicerone nel suo De Oratore:

"… primus Homeri libros confusos antea sic disposuisse dicitur, ut nunc habemus ...
Si dice che Pisistrato per primo avesse ordinato i libri di Omero, prima confusi, così come ora li abbiamo."

Il tempo è il VI secolo AC ed i libri dell'Iliade sono già nella Biblioteca di Pisistrato ad Atene e nella quale il tiranno voleva raccogliere le storie delle etnie greche perchè i cittadini potessero leggerle e conoscere e comprendere le loro origini. Tra tutti i libri della biblioteca di Atene il posto d'onore spettava proprio all'Iliade, il racconto omerico della guerra di Troia, che era per i greci il “libro-biblioteca” quello che racchiudeva tutto il sapere, o almeno buona parte di esso.
La storia racconta di un lungo assedio, durato dieci anni, che la coalizione dei regni Achei portò alla ricca città di cui era re Pergamo. Lo scontro per il mito era da imputare al comportamento scorretto dei troiani che calpestarono l'ospitalità data dall'Acheo Menelao ai due principi danaidi Ettore e Paride e, soprattutto al rapimento da parte di quest'ultimo della bellissima Elena moglie di Menelao, anche se lo svolgimento di questi eventi era stato, in qualche modo, architettato dalle divinità. La ragione sta nel carattere degli dei greci che a volte mostrano impulsi ed istinti non dissimili da quelli degli uomini. Troia fu il teatro per un confronto astioso tra tre dee che con i loro comportamenti avevano dato origine alla guerra.
Tutto iniziò quando al matrimonio di Peleo, re dei Mirmidoni, e della ninfa Teti non venne invitata la dea della discordia, Eris che meditò a lungo la sua vendetta ed infine si presentò lo stesso al banchetto e fece ruzzolare una mela d'oro ai piedi dei presenti dichiarando che era destinata “alla più bella” tra le dee.
Subito si accese la disputa tra Hera, Athena ed Aphrodites che invitarono Zeus a dare il suo giudizio ma, prudentemente, egli si sottrasse perchè avrebbe in ogni caso attirato su di sé l'ira delle due perdenti. Fu allora deciso di affidare il giudizio ad un mortale, Paride che aveva fama di giusto nel giudicare ed Hermes accompagnò le tre dee da Paride che viveva sul Monte Ida e faceva il mandriano. Ma le sue origini era regali e trasparivano dalla sua bellezza, dalla sua forza e da altre virtù come l'equanimità mostrata nel giudizio emesso in una gara di tori dove Ares per capriccio partecipò in incognito sotto spoglie taurine e vinse; Paride gli assegnò la vittoria sebbene , per risvolto, il suo toro fosse il perdente. Questo comportamento piacque molto a Zeus e fu il motivo per cui lo scelse come arbitro tra le dee.

Giudizio di Paride, particolare lastre terracotta da Tomba Boccanera Necropoli di Cerveteri VI sec. a.C. - British Museum, Londra GB

Giudizio di Paride, particolare lastre terracotta da Tomba Boccanera Necropoli di Cerveteri VI sec. a.C. - British Museum, Londra GB

Questa digressione mitica sulla capacità ed onestà di giudizio di Paride è arrivata a noi dal Exicidium Troie, un manoscritto medievale conservato nella Bodleian Library ritrovato nel XVII secolo che per due terzi è un'epitome dell'Eneide e per la terza parte racconta l'impresa achea dal matrimonio di Teti alla costruzione del cavallo di Troia. Alcuni studiosi ritengono che questo testo potrebbe essere una delle fonti di Virgilio e poiché si differenzia dal testo omerico come è conosciuto oggi, si ritiene che possa essere stata una riscrittura dell'Iliade anteriore e forse comprensiva di episodi poi cancellati come quello che racconta delle gare di tori che Paride organizzava prima di essere riconosciuto come figlio di Ecuba e Priamo.
Le tre dee si presentarono nude e bellissime a Paride che non sapeva chi scegliere, così ognuna di loro gli promise qualcosa: Atena gli offrì la saggezza, l'eccellenza nel combattere ed il seguito di potenti guerrieri, Hera di divenire il sovrano di tutta l'Asia ed infine Afrodite l'amore della donna più bella del Mondo, Elena di Sparta. Paride diede la mela ad Afrodite.
Di questi fatti che costituiscono i prodromi della guerra di Troia aveva cantato la sua versione anche Esiodo nel Libro V del Catalogo delle donne. Purtroppo del poema sono rimasti solo frammenti tratti di copie datate tra il III secolo AC e il IV secolo dC, tuttavia è stato il testo di riferimento per la compilazione del lessico di riferimento del Suda e dell'opera dello storico del XII secolo TzeTze proprio per le informazioni sui tempi arcaici della Grecia, quando, tra mito e realtà, si andavano formando le etnie e le stirpi che forgiarono il mondo antico.

Bibliografia:
  • Omero. Iliade, VIII sec AC.
  • Dino De Sanctis. Ai tempi di Crono: il duplice volto dell'umanità primitiva in Omero e in Esiodo. Accademia.edu/21737399/

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