La leggenda di Odysseo

Si deve a Livio Andronico la diffusione della leggenda di Odysseo, mitico re di Itaca, con un altro nome, Ulisse. Fu infatti questo il nome che il drammaturgo romano nella sua traduzione della Odyssea dal greco al latino nel III secolo a.C. volle dare  al personaggio che, già presente nell'Iliade, divenne protagonista del più famoso poema epico del mondo antico.
La tradizione racconta che fu il nonno Autolico che volle dare quel nome al nipote, figlio di Laerte e Anticlea, proprio per il suo significato che ricordava il motivo per cui lui era approdato ad Itaca: irato contro  molti uomini e donne. Quindi il nome deriverebbe dall'arcaico verbo odýssomai , nel significato di essere irritato, spiegazione questa che alcuni considerano paretimologica  e suggeriscono invece una radice anatolica, dalla lingua dei Cari, dal termine Lýxes dal significato comunque oscuro, quindi restrittiva ma che peraltro sostiene la fondatezza della scelta fatta da Livio Andronico per il suo Ulixes.

Tavoletta in argilla con  versi dal Lib. 14 del poema Odissea rinvenuta ad Olympia, III secolo d.C. - Museo Archeologico di Olympia G

Tavoletta in argilla con  versi dal Lib. 14 del poema Odissea rinvenuta ad Olympia, III secolo d.C. - Museo Archeologico di Olympia G.

Ad Itaca, piccola isola del Mar Egeo, Laerte era arrivato dopo aver partecipato alla grande impresa degli Argonauti e ne divenne il re.
Egli apparteneva alla stirpe di Decaulione e discendeva da Cefalo che aveva sposato la figlia di Eretteo arcaico  re di Atene, e già questo rendeva lui e la sua discendenza  legittimati dagli dei a governare.
Secondo una diversa versione del mito - quella  seguita anche da Omero - il padre di Odysseo  non era Laerte ma Sisisfo, colui che aveva cercato di ingannare anche Zeus. La storia iniziò nelle terre vicine all'istmo di Corinto dove vivevano Sisifo ma anche Autolico ed entrambi possedevano mandrie  di bestiame; accadde che Sisifo si accorse che gli animali della sua mandria diminuivano giorno dopo giorno mentre la mandria di Autolico aumentava sempre più. Certo che fosse Autolico il ladro, Sisifo escogitò uno stratagemma per smascherarlo: fece incidere sugli zoccoli le lettere SS che lo indicavano come proprietario. Quella notte Autolico rubò altre vacche e prontamente Sisifo si recò nelle sue stalle per dimostrare che era lui il ladro; non servì ad Autolico usare il potere che gli aveva dato Hermes di trasformare le vacche bianche in nere e quelle cornute in senza corna, e viceversa, le lettere incise sugli zoccoli indicavano il vero proprietario. Ma Sisifo non si accontentò di aver avuto con la sua astuzia ragione del rivale: mentre tutti discutevano egli entro nella casa di Autolico e  sedusse Anticlea sua figlia e già sposa di Laerte. Dall'unione nacque Odysseo che così ereditò la sua astuzia dal vero padre, Sisifo.
Sebbene sulle circostanze della sua nascita ci siano due diverse versioni - la prima racconta che egli nacque in Beozia durante il viaggio di ritorno di Laerte e della sua novella sposa ad Itaca mentre,  la seconda, indica nel Monte Nerito ad Itaca il luogo dove Odysseo sarebbe nato in una notte di pioggia – entrambe raccontano in modo eguale l'infanzia e l'adolescenza di Odysseo.
Laerte ed Anticlea ad Itaca condussero una vita semplice ed entrambi si dedicarono all'educazione del figlio.
Odysseo visse nella piccola isola dell'Egeo apprese l'arte della caccia  e divenne un buon arciere che ben presto cominciò a primeggiare  tra i giovani di Itaca e a crearsi fama  tra i regnanti greci per le sue capacità che in buona parte aveva ereditato dalla discendenza paterna ovvero da Sisifo, ma anche da suo nonno materno Autolico, nipote del dio Hermes. Odisseo era conosciuto anche per la sua grande abilità nel tiro con l'arco tanto da meritarsi l'appellativo di Ipsipilo che indicava  le capacità simili a quelle della dea Artemide, dea lunare della caccia, a cui era dato l'appellativo di Ipsipile per l'arco che descriveva nel cielo nelle sue diverse manifestazioni.

Ulisse ferito da un cinghiale sul Monte Parnaso. Incisione 1785 – ITM Venezia IT

Ulisse ferito da un cinghiale sul Monte Parnaso. Incisione 1785 – ITM Venezia IT

Quando era ancora un bambino , il nonno Autolico promise ad Odisseo  ricchi regali il giorno che fosse divenuto abbastanza grande da andare a prenderli nella sua residenza sul Monte Parnaso. Appena divenuto abbastanza forte Odisseo si recò in visita da Autolico  e fu qui che accadde l'incidente di  caccia che provocò la ferita alla coscia, quella che lasciò la cicatrice che consenti , molti anni dopo, alla sua nutrice di riconoscerlo. Autolico ebbe cura di Odisseo, lo fece curare e lo rimandò ai genitori con i doni che gli aveva promesso.
Omero nell'Odissea libro XIX così riassume quanto accaduto:

… a Itaca. Il padre e la nobile madre
si rallegrarono del suo ritorno e mille domande facevano,
e perché avesse una ferita; e a loro bene narrò
come un cinghiale con la bianca zanna lo colpì,
salito sul Parnaso coi figli di Autolico.

La caccia con l'arco era una delle grandi passioni del giovane Odysseo  e ne era un vero campione e sufficientemente conscio della propria abilità da riconoscersi, tra gli arcieri del suo tempo, secondo solo a Filottete ma, come riporta Omero nell'Odyssea, non avrebbe mai osato mettersi in competizione con gli arcieri delle precedenti generazioni come Eracle ed Eurito, vere leggende che sfidatrono anche gli dei.
Proprio dalla sua abiilità con l'arco nacque l'amicizia con Ifito, mitico arciere di Ecalia a cui il padre Eurito aveva lasciato l'arco meraviglioso avuto in dono da Apollo; quell'arco Ifito  lo volle a sua volta donare ad Odysseo in segno di amicizia. Quell'arco sarà l'arma con cui tanti anni dopo Odysseo ucciderà i Proci che avevano invaso la sua casa.
Giovane re di Itaca, anche Odysseo si presentò a Sparta come pretendente di Elena e fu proprio lui che suggerì a Tindaro - preoccupato di future rivalità fra tanti re e principi visto che uno solo poteva essere lo sposo -, di far giurare tutti che chiunque fosse stato il fortunato, gli altri lo avrebbero aiutato nel caso qualcuno gli avesse rapito la moglie. Elena andò sposa a Menelao, il più ricco, e tutti i pretendenti rifiutati si trovarono così legati da quella promessa che divenne il fondamento della allenza dei re Achei che mossero guerra  a Troia.

Penelope. Intaglio su anello d'oro V sec. a.C. - Cabinet des Medailles, Parigi FR

Penelope. Intaglio su anello d'oro V sec. a.C. - Cabinet des Medailles, Parigi FR

Come nel suo carattere, in cambio del suo aiuto Odysseo chiese un favore a Tindaro: essere aiutato per ottenere in sposa Penelope figlia di suo fratello Icario. Comunque Icario bandì una gara di corsa fra tutti i pretendenti da cui risultò vincitore proprio Odysseo, sembra perchè Icario avesse facilitato la sua corsa lungo la via  di Sparta chiamata Afeta. Dopo le nozze Odysseo decise di ritornare ad Itaca, anche se, come consuetudine, Icario gli aveva offerto di rimanere  a Sparta preferiva tornare ad essere il re della sua piccola isola. Penelope salì quindi sul carro per  seguire lo sposo nella sua nuova casa ma il padre non si rassegnava a perdere quella figlia straordinaria e inseguì il carro degli sposi, lo intercettò a quattro miglia fuori le mura e supplicò la figlia di tornare indietro. Penelope era combattuta ed allora Odysseo la mise davanti ad una scelta: andare con lo lui ad Itaca oppure tornare a Sparta ma senza di lui.
Penelope non disse nulla e coprì il capo con il velo seguendo il costume delle donne sposate, aveva scelto: sarebbe stata la moglie di Odysseo nella casa che lui aveva scelto per loro. Icario capì  e lasciò partire la figlia.
Questo episodio nella vita mitica di Odysseo rivela che ancora dopo che gli elleni  ebbero imposto la propria supremazia, resistevano regole sociale dettate dalla civiltà precedente che era organizzata in modo matriarcale e quindi la successione sul trono era per via matrilineare; i nuovi dominatori se ne distaccarono solo in riferimento a chi doveva detenere il potere, infatti nella società matrilineare retta da una regina il successore era sempre una regina. I nuovi dominatori nella fase iniziale sostituirono la Regina con suo marito che non era più un Re Sacro destinato a vivere un solo anno, ma il marito della figlia del re morto.
Con la sua decisione di tornare ad Itaca con Penelope per essere il sovrano del  regno che avrebbe ereditato da suo padre, Odysseo rompe con tutti gli schemi antichi ed inizia un nuovo percorso fidando nella sua capacità  ma soprattutto per sentirsi libero di essere e provare cose nuove, ma soprattutto rende esplicito il passaggio dalla società matrilineare a quella patrilineare.

Terracotta con Odysseo e Penelope, 460–450 BC, dall'isola  diMelos - Museo del  Louvre, Parigi FR

Terracotta con Odysseo e Penelope, 460–450 BC, dall'isola  diMelos - Museo del  Louvre, Parigi FR

La vita dei due giovani sposi ad Itaca non sarebbe stata all'insegna del lusso e dei divertimenti ma sarebbe stata una vita semplice come doveva essere quella di una piccola isola dove si coltivava l'olivo e si pascolavano greggi di ovini. I ritmi ed i riti della vita bucolica avevano scandito la vita di Odysseo da sempre e ad Itaca aveva sviluppato la capacità di lavorare il legno, e fidando nelle sue capacità e nella sua competenza nella lavorazione del legno, prima di andare a cercare la sua sposa aveva preparato il letto nuziale e intorno a questo costruito la stanza e la casa, quella che sarebbe diventata la reggia di Itaca. IL giovane animoso di unirsi a nozze aveva cercato un grande ulivo che avesse le sue radici ben piantate sulla collina e avendone trovato uno dal tronco portentoso, ricavò all'interno di questo il talamo nuziale: un letto sul quale unirsi alla sua sposa e che nessuno avrebbe mai potuto portare via piantato com'era saldamente sulla collina da cui si dominava Itaca.
Dell'unicità di quel letto furono a conoscenza da subito solo i due sposi e Penelope userà questo segreto molti anni dopo quando un viandante arrivò ad Itaca per poi presentarsi come Odysseo e rivendicare i suoi diritti sul regno, ma prima  ancora sulla casa e sulla sposa.

Ulisse si mostra a Penelope travestito da mendicante. Terracotta di Melian ca 450 BC – Metropolitan Museum, New York USA

Ulisse si mostra a Penelope travestito da mendicante. Terracotta di Melian ca 450 BC – Metropolitan Museum, New York USA

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