Medusa

Era bellissima la Gorgone Medusa e viveva con le sue sorelle Stimo ed Euriale in Lybia, nome con cui all'inizio del tempo era conosciuta l'Africa, ma una notte incontrò Poseidone che attratto da lei senza aspettare si accoppiò con la Gorgone in un tempio dedicato ad Athena. La dea della saggezza e della guerra s'infuriò e decise di vendicarsi dell'offesa ricevuta dalla bellissima Medusa; non solo la tramutò in un mostro alato con denti lunghissimi dai quali sporgeva la lingua, unghielli di bronzo, capelli di serpentelli ed occhi fiammeggianti il cui sguardo aveva il potere di impietrire gli uomini ma la condannò anche alla morte, guidando la mano di che la decapitò, per poter porre alla fine la testa sulla sua egida.

Medusa, mosaico romano del II secolo d.C. - Museo Nazionale delle Terme di Diocleziano, Roma IT

Medusa, mosaico romano del II secolo d.C. - Museo Nazionale delle Terme di Diocleziano, Roma IT

Non aveva importanza per Athena che Medusa fosse stata violata da Poseidone contro la sua volontà, era accaduto e per lei che, secondo Apollodoro, si era difesa dal desiderio sessuale di suo padre Pallade riuscendo persino a strappargli via la pelle, l'atto era colpa della Gorgone che se avesse voluto avrebbe trovato il modo di allontanare da sè il potente dio del mare. Quindi, sicuramente era lei la colpevole dell'offesa ed andava punita.
La punizione che Athena mise in atto richiese una complessa organizzazione e fu in quella che la dea guerriera coltivò il suo risentimento per l'offesa ricevuta.
La costruzione del mito di Medusa fu anch'esso un lungo lavoro a cui attesero per lungo tempo i sacerdoti elleni ed era quanto mai ardito sottomettere la potente ed imbarazzante dea-serpente dell'età del bronzo alla dea vergine nata per partogenesi dal re della nuova generazione divina.
Ma come si è evoluto e trasformato il mito resta di difficile spiegazione. Si deve ad Omero nel VIII secolo a.C.la prima citazione di Medusa che, nell'Iliade, egli descrive come la testa che appare sullo scudo di Athena quando la dea si confonde nel clamore della battaglia e la Gorgone che pietrifica, colei che era stata un'antica divinità, la dea-serpente dei popoli dell'età del bronzo venerata già nel 6.000 a.C nel sud-est dell'Europa, era ormai solo muta testimone della potenza della dea olimpica.
Nella mitologia olimpica che rinnova i miti arcaici la dea-serpente acquisisce il sembiante di una Dea Titanide, Eurynome, figlia di Okeanos e Tethys (da non confondere con la nereide Tetide madre di Achille) ed è lei che si unisce a Ophion, il serpente che essa stessa ha creato, e da cui sarà fecondata per andare poi a deporre l'uovo primordiale. Ormai accoppiata ad Ophion, Eurynome lascia le correnti di Oceano e con il suo paredro va a vivere alle falde della grande montagna, quel Monte Olympos che solo molto più tardi diventerà sede di una nuova generazione di dei. La coppia divina genererà molti figli, divinità che andranno a presiedere ogni ambito dell'universo ma alla fine saranno spodestati da Kronos e Rhea e scaraventati nella profondità degli oceani e nel buio senza fine del Tartaro. Della prima coppia divina rimane solo un vago ricordo che li accomuna in una sola creatura, un essere femminile bellissimo e fatale che da vita ai serpenti, Medusa.
Nei tempi arcaici è lei la Divina Signora del Mare degli Ioni, i primi naviganti che si spingono verso occidente ed entrano in contatto con altre genti ma, nelle stratificazioni del mito si perdono le sue origini ed allora di quella creatura arcaica arriva, attraverso il canto degli aedi, la descrizione del suo rifugio all'estremo occidente dell'oikumene, in quello stesso ambito in cui Esiodo aveva posto la residenza di Nyx, dea del buio e della morte ma anche ordinatrice dell'occulto e della magia.
Quelle erano terre misteriose ed all'estremo confine del mondo dove le cosmogonie arcaiche, ma anche quella orfica, relegavano gli dei sconfitti. In quelle regioni si trovavano i Campi Iaru degli Egizi, che chiamavano "Occcidentali" i loro morti, ed anche i Campi Elisi dovevano trovarsi lì nel paese dove Esiodo poneva Nyx/Notte madre di tutti i mali e della morte. In queste regioni occidentali dove si riversava il fiume di fuoco dei tramonti del sole si nascondevano gli antichi dei come Ophion ed i suoi discendenti ma anche i Titani che erano stati sconfitti da Zeus.
Quelle terre erano il luogo dove, secondo il mito, andò a rifugiarsi Medusa quando, dopo essere stata violata da Poseidone, fu punita da Athena che l'aveva trasformata in un essere orrendo. La Gorgone chiese alle Esperidi di proteggerla sorvegliando la grotta in cui si era nascosta anche se lei stessa possedeva un'arma terribile: il suo sguardo pietrificava chiunque osasse anche solo guardarla.
Medusa ormai vittima di Athena che l'ha punita trasformando anche i suoi bellissimi capelli corvini in serpentelli, corre a nascondersi e trova ospitalità presso le Esperidi, in una grotta posta nel loro giardino al limitare del mondo conosciuto. Ma Athena è implacabile, ha ormai deciso che Medusa pagherà con la vita l'offesa recata e perchè Perseo il suo protetto riesca nell'impresa lo accompagna per essere certa che metta in pratica in modo corretto lo stratagemma per evitare di diventare lui stesso vittima mentre colpisce la nemica della dea.

Perseo con Medusa ed Athena. Hydria attica a figure rosse, V sec. a.C. - British Museum Londra UK

Perseo con Medusa ed Athena. Hydria attica a figure rosse, V sec. a.C. - British Museum Londra UK

Inaspettatamente nel momento in cui Perseo decapitò Medusa, la dea saggia Athena udì levarsi un funereo lamento dalla altre due Gorgoni e dalle serpi intrecciate intorno ai loro capi, perchè Stimo ed Euriale accorsero quando sentirono le grida di Medusa ma arrivarono quando tutto era accaduto e non poterono altro che piangere e lamentarsi per la sorella ed il destino terribile che aveva incontrato.
Questo momento particolare è stato cantato da Pindaro nella Pitica 12: dai loro capi di vergini e dalle teste inaccessibile dei serpiella l'udiva stillare con doloroso travaglio.

Athena mentre suona il doppio Aulo, vaso apulo a figure rosse IV secolo a.C. - Museo Archeologico di Firenze IT

Athena mentre suona il doppio Aulo, vaso apulo a figure rosse IV secolo a.C. - Museo Archeologico di Firenze IT

Dal pianto accorato delle sorelle di Medusa Athena inventa il nomos policefalo dove il duplice lamento delle due sorelle, espressione della loro sofferenza ed angoscia, venne trasformato in un'unica melodia per il doppio aulo.
Secondo alcuni mitografi tra cui Euripide, Athena non si accontento solo di vedere Medusa morta, ma la scorticò e con la sua pelle realizzò l'egida sopra cui appuntò una maschera che rappresentava la gorgone. Graves interpreta quest discrepanza rispetto ai racconti tradizionali come la necessità di spiegare un altra consuetudine arcaica, quella delle fanciulle libiche che indossavano una pelle di capra sopra la tunica come segnale della loro castità e nessun uomo poteva loro toglierla senza il loro consenso. La maschera di Gorgone era un avvertimento per chi avesse osato toccarle commettendo un reato punito con la morte.
Un significato diverso rispetto a quello citato doveva essere connesso alla statua di Gorgone fatta con legno di cipresso e volto di pietra che Dinomene, padre di Gelone e Ierone e colonizzatore di Gela, dedicò ad Athana Lindia, nome dorico con cui veniva celebrata Athena a Rodi, e che ancora nel 99 a.C. si trovava nel tesoro del tempo come testimoniato da una Cronaca del tempo.
La statua doveva risalire al V secolo a.C. Quando i Dinomenidi divennero tiranni di Siracusa e con quel dono al sanruario annunciarono alla Grecia di essere i nuovi signori non solo della città ma della Sicilia. La statua che donarono è una delle prime immagini della Gorgone a figura intera, quando ancora c'erano incertezze su quale doveva essere la forma del corpo della creatura, incertezze che dovettero perdurare nel tempo ed a cui contribui la consuetudine di rappresentare o citare sempre più la testa della Gorgone. Anche Omero nell'Odissea la cita solo come testa gorgonica del terribile mostro, mentre nell'Iliade il poeta cita solo la testa e gli occhi. Nel VII secolo a.C. ci sono descrizione del mostro con corpo equino, o di sfinge, o di uccello, o composto di varie parti di animali quella rappresentata nello scudo bronzeo del VI secolo proveniente da Olimpia dove è rappresentata una Gorgone alata, con tronco umano, zampe anteriori leonine e coda di serpente marino.

Laminetta d'oro di Himera. Medusa intera che morde un serpente, dal Tempio di Arhena di Himera. Fine VII secolo a.C

Laminetta d'oro di Himera. Medusa intera che morde un serpente, dal Tempio di Arhena di Himera. Fine VII secolo a.C

Dal VI secolo aC il tipo che si diffonde di più è una Gorgone alata che ha corpo di donna molto tozzo, vestita di chitone ed anche con calzari alati, tuttavia nel 2018 durante uno scavo nel tempio di Athena nella colonia calcidese di Himera è stata reitrovata una piccolissima lamina d'oro che mostra una Medusa inconsueta. La creatura ritratta in ginocchio, sembra indossare un corto chitone da cui si vede un corpo da cui traspira forza fisica, i piedi sono scalzi ed ha le ali ripiegate sulla schiena. Il volto è incorniciato da riccioli corposi che fanno da cornice alla bocca larga con lingua pendula e denti aguzzi che mordono un serpente che la creatura tende con le due mani mentre i suoi occhi spalancati incutono timore. (continua)

Prima parte: rev.0 by M.L. ©ALL RIGHTS RESERVED (Ed 1.0 - 05/12/2024)