Il mito di Achille

Il mito di Achille è quello che canta Omero nella sua Iliade e il poema stesso sembra costruito sulla figura dell'eroe sin dal primo verso: Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta … Sembra peraltro che l'Iliade sia nata da un poema che poteva essere cantato in una sola notte e che era intitolato L'ira di Achille, storia in breve del litigio tra Agamennone ed Achille per una principessa troiana.
Ma la storia ha respiro molto più ampio anche se appare che il cantore abbia proceduto tessendo la trama sull'ordito del mito del Pelide perchè il poema si snoda nella sequenza delle sue gesta, del suo esserci o non esserci e forse l'unico altro eroe che è capace di attrarre l'attenzione è colui che ha l'idea geniale, quel figlio di Sisifo che diventerà l'eroe per eccellenza della cultura occidentale, Odysseo. E' quindi Omero che ha dato uno spessore immortale al mito d'Achille sebbene la mitologia greca gli riservasse un ruolo secondario da semidio. Esiodo infatti presenta Achille solo nella parte finale della sua Teogonia quando racconta della discendenza di Zeus come nato dall'unione di una divinità con un mortale ed allora cita l'eroe come figlio della nereide Tetide e di Peleo re dei Mirmidoni.

Teti e Peleo, vaso attico del V secolo a.C.

Teti e Peleo, vaso attico del V secolo a.C.

Eppure le nozze di Peleo, favorito dagli dei, avvennero perchè nessun Dio volle rischiare di unirsi alla bellissima Teti dopo che un oracolo aveva predetto che suo figlio sarebbe stato più grande del padre. Zeus pur temendo la profezia aveva avanzato le sue proposte amorose alla nereide che le aveva rifiutate non volendo fare un torto alla sua madrina Hera; Zeus decise allora di punirla e la condannò a non sposare un immortale. Teti sdegnata si recò su una spiaggia di un'isola della Tessaglia dove Peleo, aiutato da Hera e dal centauro Chirone, fu il solo mortale che riuscì ad afferrarla e a tenerla nonostante lei mutasse aspetto per sciogliersi dalla stretta, ed alla fine si arrese alla tenacia del forte Peleo ed acconsentì alla nozze.
Di queste nozze hanno vagheggiato molti poeti e artisti e Catullo nel su Carme 34 racconta che:

… quando gli dei ebbero stese le membra sui seggi bianchi come la neve,furono sontuosamente imbandite le mense con le più diverse vivande; intanto le Parche, scuotendo il corpo con debole gemito, cominciarono a predire veridici canti …

Le Parche dei romani per i greci avevano nome Moire ed erano Klotho, colei che fila, Lachesis, colei che fissa la sorte, Atropos, l'inesorabile, predissero a Peleo e Teti un matrimonio felice e la nascita di un figlio che sarebbe divenuto il più eroico tra tutti gli eroi.
Alle nozze erano stati invitati tutti gli dei meno Discordia che non poteva essere presente in un giorno di felicità. Discordia indispettita si presentò ugualmente con un pomo d'oro che doveva andare alla più bella tra le dee. Nacque allora la contesa tra Hera, Aphrodite e Athena e per risolverla venne chiesto il giudizio di Paride a cui Afrodite, per vincere, promise in sposa la donna più bella, Helena, la moglie di Menelao re di Sparta.Ottenuta la vittoria Aphrodite aiutò Paride a rapire Helena causando così uno scontro tra gli Achei, etnia cui apparteneva l'atreide Menelao, e i Dardanidi cui apparteneva Paride, scontro che si sarebbe concluso vent'anni dopo sotto le mura di Troia e che sarebbe stato fatale al figlio di Teti e Peleo.
Fu nel palazzo di Phtia, città della Tessaglia, che nacque un bambino a cui venne dato il nome di Achille; un indovino sacerdote di Apollo, Calcante, predisse che solo con l'aiuto di Achille la città di Troia, contro cui i greci avevano già deciso di inviare un esercito, sarebbe caduta ed ancora che il destino del biondo figlio di Teti sarebbe dipeso dalla sua scelta tra coprirsi di gloria e morire giovane sul campo di battaglia o vivere a lungo ma conducendo un'esistenza oscura. Per suo figlio Teti voleva l'immortalità ed allora lo immerse per tre volte nelle acque dello Stige per renderlo invulnerabile ma poiché lo fece tenendolo per un tallone, questa rimase l'unica parte del suo corpo a rimanere vulnerabile.

Mosaico del primo bagno di Achille , IV sec. d. C - Casa di Perseo a Nea Paphos, Cipro

Mosaico del primo bagno di Achille , IV sec. d. C - Casa di Perseo a Nea Paphos, Cipro

Esiste anche un'altra versione del mito secondo cui Teti ricorse a rituali di purificazione per far diventare immortale suo figlio; ogni notte, di nascosto da Peleo, lo calava nel fuoco per distruggere quanto di mortale, ereditato dal padre, era in lui. Una digressione della storia è quella riportata da Tolomeo Efestione, secondo il quale Teti ebbe in tutto sette figli da Peleo ma i primi sei nel tentativo di renderli immortali li sottopose a riti magici in cui esponeva i loro corpi al fuoco. Secondo alcuni l'epilogo sarebbe stato la loro ascesa all'Olimpo ma non si hanno menzioni di questi fratelli immortali del Pelide, secondo altri sarebbero tutti morti. Sul settimo figlio Teti tentò di nuovo i riti magici e se di notte il piccolo doveva combattere con il fuoco, di giorno la madre lo ungeva con l'ambrosia. Peleo cominciò però a notare che accadeva qualcosa di notte e rimasto sveglio vide la sposa immergere il bambino nel fuoco ed immediatamente intervenne per impedire a Teti di portare a termine il suo piano. Le tolse la cura del bambino ed allora Teti lasciò Peleo e tornò a vivere con le sorelle Nereidi. Quando lasciò la casa di Peleo per tornare nel mare, Teti decise di chiamare quel figlio Achille perchè non aveva posato le labbra sul suo seno. (Robert Graves)
Secondo Apollodoro fu Peleo a decidere di affidare il bambino al centauro Chirone, secondo altri fu la stessa Teti quando si accorse che aveva causato dei problemi al piccolo.

Pompeo Batoni. Teti affida Achille a Chirone, 1761 – Complesso della Pilotta, Parma IT

Pompeo Batoni. Teti affida Achille a Chirone, 1761 – Complesso della Pilotta, Parma IT

Peleo sapeva che quel figlio era speciale ed allora pensò di affidare la sua educazione al maestro più saggio, quello che aveva educato anche Giasone, Teseo, Asclepio e altri ancora; con lui il piccolo Liguro – questo era in quel tempo il nome del figlio di Peleo e Teti – avrebbe imparato le scienze e le arti anche quella della guerra. Quando Chirone vide il piccolo si accorse che gli mancava un osso del piede che si era bruciato durante i riti magici che Teti faceva per renderlo immortale.

Peleo affida Achille a Chirone. Lekythos a figure nere da Eretria, 500 a.C. - Museo archeologico Nazionale di Atene G

Peleo affida Achille a Chirone. Lekythos a figure nere da Eretria, 500 a.C. - Museo archeologico Nazionale di Atene G

Oltre ad avere la saggezza e la conoscenza delle arti, il centauro conosceva i segreti della medicina e decise di sostituire l'osso di Achille che si era bruciato durante i riti tentati da Teti. Chirone si reco dove era sepolto il gigante Damiso famoso per la sua velocita, prelevò l'osso del piede dal corpo senza vita e poi lo trapiantò ad Achille e questa sarebbe la ragione per cui il principe guerriero era così forte nella corsa da essere conosciuto anche con l'appellativo di pie' veloce.
Chirone si preoccupò di infondere nel giovane figio di Peleo anche la forza fisica, il coraggio e di agilità e nutrendolo con essenze degli animali emblema di queste virtù: midolla di leone e di cinghiale selvatico e grasso d'orso ma anche miele d'api e midollo di cerbiatto.
Omero quando descrisse nell'Ilioade la paideia impartita ad Achille si distaccò dalle versioni tradizionali e la rese più simile a quella di un giovane aristocratico delle società greche arcaiche.
L'educazione di Achille doveva avere tutti gli elementi che consentissero di far diventare un bambino predestinato l'eroe per eccellenza, un cammino di formazione completo che fosse anche un modello di vita. Fino ai sette anni visse nella casa paterna custodito dalle nutrici ma dopo venne il suo tempo per cominciare a formare il suo corpo alle arti della guerra. Peleo per questo poteva contare su due fedelissimi il centauro Chirone ed il principe Fenice.

Il centauro Chirone insegna musica al giovane Achille, affresco proveniente dal Augusteum di Ercolano – Museo Nazionale di Napoli IT

Il centauro Chirone insegna musica al giovane Achille, affresco proveniente dal Augusteum di Ercolano – Museo Nazionale di Napoli IT

Nel Libro V dei Fasti anche il poeta latino Ovidio volle raccontare il mito, scegliendo ad emblema del rapporto tra maestro ed allievo l'episodio in cui il saggio Chirone, ormai avanti negli anni, si lascia sfuggire una delle sue frecce avvelenate che s'infilza nel piede sinistro (ahimè Ovidio dimentica la natura stessa di Chirone dotato di zoccoli e non di piedi). Chirone era immortale ma il veleno delle sue frecce provocava molto dolore ed anche i medicamenti preparati con le erbe non lenivano il dolore. Achille piegato dal dolore e dalla paura per il suo maestro piangeva calde lacrime e tendendogli la mani lo pregava di non abbandonarlo ma Chirone chiese a Zeus di porre fine alla sua agonia ed il re degli dei gli concesse di morire.
In questo modo, secondo Ovidio, si concluse il lungo periodo di apprendimento di Achille che tornò nella casa di suo padre Peleo.

Odysseo scopre Achille alla corte di Licomede, re di Sciro,mosaico pavimentale Dalla Casa di Poseidone II secolo d.C. - Zeugma TUR

Odysseo scopre Achille alla corte di Licomede, re di Sciro,mosaico pavimentale Dalla Casa di Poseidone II secolo d.C. - Zeugma TUR

Achille era ancora un molto giovane quando Agamennone cominciò a formare la coalizione achea che doveva muovere guerra a Troia ed per cercare alleati mandò alla reggia di Peleo i suoi emissari Nestore ed Odysseo. Il ragazzo si entusiasmò ai loro racconti e prese la sua decisione : voleva partecipare alla spedizione. Ma sua madre Teti voleva salvare la vita di quel splendido figlio ed allora decise di renderlo irrintracciabile: lo mandò alla corte del re Licomede a Sciro, qui avrebbe vissuto travestito da donna come una delle ancelle delle figlie del re. Achille cambiò anche il suo nome, divenne Pirra ovvero la rossa che ricordava il colore dei suoi capelli biondo fuoco. Esistono interpretazioni diverse sul tempo che Achille trascorse alla corte di Licomede, una parte degli studiosi sostiene che Teti lo portò a Sciro quando aveva nove anni e quindi Achille vi sarebbe rimasto per un tempo abbastanza lungo fino a quando il tranello tesogli da Odysseo lo indusse a svelarsi. Altri studiosi ritengono invece che il soggiorno a Sciro per Achille durò nove anni.
Nell'Achilleide il periodo passato da Achille a Sciro è ricco di molti particolari quale lil racconto della perplessità del re Licomede quando vide il corpo così bello e forte di Pirra ed allora Tetide gli raccontò che la giovane era la figlia di una regina del popolo delle Amazzoni che desiderava per lei un'educazione più “femminile” e modi gentili in vista di un matrimonio. Ma se il re aveva dei dubbi su quella giovane troppo “forte” per essere una ragazza, Achille a sua volta non voleva passare la sua vita solo in mezzo alle donne ma la sua renitenza a quel travestimento cessò quando vide una delle figlie del re ne fu così attratto che accettò quanto la madre voleva per lui. Travestito da donna avrebbe potuto vivere accanto a quel suo amore. E poi accadde che Pirra suscitò le attenzioni di Deidamia, la bella figlia del re, da cui si sentiva attratto anche il giovane e passò poco tempo che tra i due si accesa la fiamma della passione.

Prima parte: rev.0 by M.L. ©ALL RIGHTS RESERVED (Ed 1.0 - 19/01/2023)