Pan, dio della natura selvaggia

L'Inno Omerico XIX celebra il Dio Pan e lo introduce come “ figlio diletto di Hermes”, nato dal forte desiderio che prese il dio per la ninfa degli alberi Dyrope. Hermes scese sulla terra e fece il mandriano per poterla incontrare e fare l'amore con lei; dall'unione nacque un bambino dai piedi di capra che spaventò la ninfa ma fece la delizia del padre che:

… avvolto il fanciullo con pelle villosa di lepre montana, salì alle sedi dei numi: presso Zeus lo depose e degli altri immortali, e suo figlio mostrò: allegri ne furono i numi tutti, e più d'ogni altro Dioniso amante dell'orgia furente; e Pan lo chiamarono perchè il cuore allietava di tutti,

Pan, Museo del Louvre, Parigi FR

Pan, Museo del Louvre, Parigi FR

Diversamente dalla spiegazione del nome che si trova nell'Inno Omerico, l'etimologia del nome sembra derivare dal verbo greco “paen”, che significa pascolare e rimanda all'ambito che era di competenza di Pan il dio venerato dai pastori e che presiedeva a tutte le attività rurali.
Erodoto da una versione diversa dell'origine di Pan, infatti secondo lo storico il dio delle selve sarebbe figlio di Hermes e della ninfa Penelope, una oreade che viveva sul Monte Cillene in Arcadia.
Ad Erodoto si deve anche uno studio sull'origine stessa del culto del Dio Pan che lo storico ritiene essere stato un dio egizio, anzi uno dei più antichi essendo compreso tra quelle che componevano il pantheon di otto divinità databile nella più lontana età arcaica. Per i greci invece Pan è una delle divinità più giovani, al pari di Dioniso, ed allora Erodoto risolve il problema imputando la discrepanza al ritardo con cui il culto egizio di Pan giunse in Grecia. La certezza che il dio greco sia lo stesso degli egizi sarebbe nella coincidenza degli attributi, entrambi hanno zampe e volto caprino, inoltre Erodoto sottolinea come il dio egizio non venga mai considerato di forma bestiale ma sia “sia simile agli altri dèi” i quali spesso erano rappresentati con forma animale. Erodoto risolve anche il problema delle poche informazioni sulla fanciullezza e adolescenza di Pan attribuendo la causa di questa lacuna proprio al tempo arcaico a cui il dio egizio apparterrebbe.
Infine il problema del nome perchè il dio egizio non si chiamava Pan ma Mendes, nome con cui si indicava anche il caprone e la soluzione a questo ulteriore problema s si troverebbe per lo storico nella riformulazione della teogonia che due grandi poietai come Hesiod ed Homeros fecero nel VIII secolo a.C. Furono loro a indicare i nome e gli ambiti di ogni divinità che governava la religione greca e furono sempre loro a descrivere le caratteristiche di ogni dio/dea, le loro forme, i loro caratteri, il loro modo di rappresentarsi agli uomini.

Pan proveniente dal Teatro di Pompeo in Roma I sec. a.C. - Musei Capitolini, Roma IT

Pan proveniente dal Teatro di Pompeo in Roma I sec. a.C. - Musei Capitolini, Roma IT

Carattere di Pan
Pan viene presentato dalla sua nascita come una divinità “mista” dove la forma umana si è appropriata di caratteristiche animali e queste sembianze del dio ben rappresentano il suo carattere. Pan è il dio dei pastori e come loro vive negli stessi luoghi delle loro greggi; spesso i versi degli aedes raccontano del suo girovagare tra le valli e le rupi d'Arcadia pascolando pecore o meglio ancora capre ed anzi, a significare il suo profondo legame con quelmondo, proprio la forma di zampe di capro hanno preso le sue gambe.

Urlo di Pan
Sebbene Pan non vivesse con gli altri dei sull'Olimpo preferendo il fresco delle grotte e le vallette ombrose, era uno degli dei olimpi e si schierò con loro durante lo scontro per la supremazia tra le generazione di divinità; l'urlo di Pan mise in fuga i Titani che erano sfuggiti allo scontro con i Centimani durante la Titanomachia che confermò la supremazia di Zeus su Crono e degli Olimpi sui Titani. Fu allora che il tremendo Tifone, il mostro spaventoso generato da Gea e Tartaro, entrò nella lotta. Era una creatura alata tremenda con cento teste ed altrettante bocche da cui emetteva suoni tremendi mentre la parte inferiore del suo corpo invece di gambe aveva due spirali in forma di serpenti; con questo mostro tremendo fu il solo Zeus a combattere e lo sconfisse gettandolo alla fine nel mare e imprigionandolo sotto il peso di un'intera isola, la Sicilia.

Il rapporto tra Pan , Hermes e le ninfe dei boschi
Pan è un dio selvaggio da intendersi come amante delle selve e della vita più rude che vi si svolge in tutte le sue espressioni a cui non si sottraggono le pulsioni dei sensi che in lui sanno destare le ninfe dei boschi.

William-Adolphe Bouguereau. Pan e le Ninfe, 1873

William-Adolphe Bouguereau. Pan e le Ninfe, 1873

Nell'Inno Omerico a Pan si legge:

Vagano allora con lui le ninfe montane,
danzano presso le cupe sorgenti
e cantano, e lì'eco in debole gemito
risuana sfiorando la vetta del monte.
Il dio conduce la danza, coperto
il dorso con pelle fulvigna di lince,
del canto soave godendo nel cuore,
sul morbido prato, fiori di croco
e d'aulente giacinto con l'erbe mischiati.

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson: Pan insegue Siringa , 1826 – Houghton Library, Harvard University USA

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson: Pan insegue Siringa , 1826 – Houghton Library, Harvard University USA

Anche Pan era attratto dalle ninfe dei boschi ma non sempre queste ne accettavano le attenzioni,così fu per Syringa, una ninfa che era una seguace di Artemide e come lei non era interessata agli incontri amorosi, così quando Pan vedendola ne venne attratto e cominciò a seguirla, la ninfa impaurita cominciò a fuggire. Giunse così alle sponde del fiume Ladone che scorre in Arcadia dove chiese aiuto al dio che lo abitava e che per salvarla la trasformò nelle canne che crescono nelle acque basse.

Fiume Ilisso e tempio di Giove Olimpio in Atene. Edward Dodwell, 1821

Fiume Ilisso e tempio di Giove Olimpio in Atene. Edward Dodwell, 1821

Da quelle canne al soffio dei venti si alzava un suono triste e melodioso; Pan assistette senza poter fare nulla alla trasformazione della ninfa e quando sentì il suono melodioso che emettevano le canne ne trasse uno strumento a cui diede il nome di Siringa.
A volte accade che i miti si intreccino strettamente con le vicende storiche al punto che risulta indistricabile il groviglio per chi ricerca le tracce di verità che sempre si celano sotto il mito. E' stato Erodoto a porre il problema della natura di Pan quando descrisse le vicende che erano legate alla grande battaglia di Maratona.
Nelle Storie, opera scritta nella seconda metà del V secolo a.C., Erodoto raccontò non solo l'evento centrale ma anche gli avvenimenti che lo precedettero e seguirono. Alla vigilia della battaglia gli ateniesi decisero di inviare un emerodromo - parola la cui etimologia é “colui che può correre un giorno intero” e con cui si definiva un messaggero abituato a percorre lunghe distanze di corsa e da solo - di nome Fidippide nella città di Sparta per chiedere ai Lacedemoni di unirsi ad Atene nello scontro con l'esercito del re Dario I che era deciso a punirla distruggendola, come già aveva fatto con Eretria, per l'appoggio dato alle città della Ionia che si erano ribellate all'influenza persiana. Era una lunga corsa di quasi 1400 stadi che Fidippide o Filippide (secondo alcuni) coprì in un giorno e mezzo; arrivato a Sparta il messaggero ottenne l'aiuto richiesto ma gli Spartani dichiararono che non potevano partire prima che fossero finite le Carnee, feste celebrate in onore di Apollo durante le quali non si poteva muovere guerra. Fidippide riprese la sua corsa, questa volta verso Atene e quando ancora si trovava in Arcadia, dopo aver superato Tegea e nei pressi del Monte Partenio, il messaggero sentì il suo nome chiamato con insistenza da una voce potente: “Fidippide, Fidippide” ma niente e nessuno si mostrava; l'emerodromo risolse che quella poteva solo essere la voce spaventosa del dio Pan che viveva proprio fra i monti dell'Arcadia. Il dio dei boschi affidò a Fidippide un messaggio per gli ateniesi : voleva essere onorato da loro per gli aiuti che aveva dato in passato e per quelli di cui avrebbero potuto godere in futuro. Quella di Pan era molto più di una richiesta di essere onorato era una nuova promessa di protezione che cadeva in un momento difficile per Atene.
Nessuno storico o mitografo racconta come reagì la città quando Fidippide riportò le parole del Dio però poco dopo, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre del 490 a.C., nella piana di Maratona le forze ateniesi con l'aiuto di un manipolo di opliti mandati da Platea affrontarono l'esercito persiano e riuscirono a vincere. Non è chiaro in che modo il Dio Pan diede il suo aiuto agli Ateniesi ma questi erano certi che la loro vittoria era dovuta ad un intervento del dio dei boschi tanto che, come testimonia Erodoto, dopo la battaglia decisero di dedicare a Pan una grotta che si apriva su un versante roccioso dell'Acropoli.
La vittoria sui Persiani propiziata da Pan diede origine ad una ridefinizione del culto perchè Pan da dio agreste si era trasformato in dio guerriero e in Atene la sua funzione divenne politica: Atene rimasta sola a Maratona era riuscita a vincere per l'intervento di Pan a cui dovevano essere celebrati nuovi riti inquadrati in festività a cadenza annuale. Atene istituì un rito che consisteva in una corsa con le fiaccole, la lampadedromia: nacquero così le Panatenee.

Nel 1911 un po più distante lungo le rive rocciose dell'antico Ilisso, corso d'acqua che scorre nella zona meridionale di Atene, è stato ritrovato un rilievo raffigurante Pan sulle pareti rocciose visibilmente scalpellate dall'opera dell'uomo fino a farne l'entrata verso una grotta naturale che potrebbe essere proprio quella che nel 494 a.C fu dedicata a Pan.
L'evento storico di Maratona fissa una data ante quem per cui deve essere accettata la grande diffusione del culto del Dio in Atene, prima di quella data era venerato soprattutto nel Peloponneso, in Arcadia dove esisteva un importante santuario dedicato al dio delle selve.

Pan e Eros, mosaico pavimentale del vestibolo della Villa del Casale, III secolo d.C. - Piazza Armerina, Enna IT

Pan e Eros, mosaico pavimentale del vestibolo della Villa del Casale, III secolo d.C. - Piazza Armerina, Enna IT

Quando il cristianesimo soppiantò la religione politeista pagana molti delle divinità, il cui culto era difficile da eliminare, furono reinterpretate ed accadde lo stesso anche con il culto di Pan che era fortemente radicato nelle comunità pastorali del Mediterraneo ma era un dio “imbarazzante” e non soltanto per quanto della sua arcaica fisicità era ancora presente nell'interpretazione iconografica, quanto per ciò che rappresentava ed i costumi che gli erano assegnati.
Pan rappresentava la natura selvaggia e per il suo carattere non era possibile assimilarlo ad alcuna figura della religiosità cristiana, almeno non a quelle positive positive ed allora fu relegato nella sfera infernale, d'altra parte le sue stesse forme , le corna, la pella caprina che ricopriva il suo corpo, gli zoccoli al posto dei piedi e soprattutto le corna ne facevano una creatura demoniaca.

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