Nel triste epilogo delle vicende mitiche di Edipo trova le sue radici il mito dei Sette contro Tebe. I Sette erano sette guerrieri, sette eroi che decisero di affiancare Polinice nello scontro contro il fratello Eteocle, che lo aveva escluso dal suo diritto di regnare su Tebe. Polinice ed Eteocle, i figli di Edipo e Giocasta, quando il loro padre era stato cacciato dalla città si accordarono per governare un anno per uno ma Eteocle, che governò per primo, alla fine del suo anno si rifiutò di lasciare il governo di Tebe ed accusò il fratello di essere incapace e malvagio e lo cacciò dalla città.
La cacciata di Polinice da Tebe è l'evento scatenante dei fatti che erano raccontati nella Tebaide, il poema che con l'antecedente Edipodia ed il seguente Epigoni componeva il ciclo del epos tebano, opere purtroppo andate perdute ma che hanno influito sulla narrazione delle vicende di Tebe da parte dei poeti seguenti iniziando da Esiodo ed Omero.
Nell'epos tebano si raccontano con impostazione diacronica le vicende di tre generazioni dei discendenti di Labdaco: Edipo, i suoi figli Eteocle e Polinice ed i loro figli Laodamante e Tersandro.
Nella Tebaide Polinice si trovò così a vivere in esilio e quando seppe che Adrasto aveva convocato ad Argo i pretendenti delle sue bellissime figlie Egia e Deipile, decise di presentarsi anche se le sue sostanze erano poche o nulle e scarse le probabilità di essere scelto.
Accadde però che alla corte di Argo si presentarono molti ricchi principi e guerrieri potenti e questo mise in difficoltà Adrasto che aveva paura di farsi dei nemici poiché solo due potevano essere i prescelti. Decise allora di consultare l'oracolo di Delfi il cui responso fu:Aggioga ad un carro a due ruote il cinghiale ed un leone che combattono nel tuo palazzo.
Adrasto nell'interpretare il responso della Pizia si convinse che i due animali indicati altro non erano che i simboli di due città; il cinghiale era certamente simbolo di Calidone e totem della città, mentre il leone rimandava al corpo della Sfinge che era stata sconfitta da Edipo e quindi alla città di Tebe. Adrasto si convinse così che doveva dare le sue figlie in spose a Tideo il figlio di Eneo re di Calidone, esiliato dalla sua città come punizione per aver ucciso suo fratello Melanippo, che lui aveva ospitato, e Polinice che scacciato da Eteocle era anche lui suo ospite.
Adrasto sul suo carro, Anfora 420 a.C. – Metropolitan Museum of Arts, New York USA
Un altro racconto arricchisce di altri particolari l'episodio che risolse Adrasto alla sua scelta; Tideo e Polinice avevano l'emblema delle loro città di origine rappresentato sugli scudi, il cinghiale per Tideo ed il leone per Polinice, e accadde che una sera stavano contendendo su quale delle città fosse più importante per ricchezza e gloria. La discussione si stava accendendo ed allora Adrasto capì il responso dell'oracolo e decise di dare a Tideo e Polinice in moglie le sue figlie Egia (o Argia) e Deipile ed inoltre promise loro che li avrebbe aiutati a riconquistare le loro città e, come riportato da Apollodoro, decise che avrebbe iniziato l'impresa dalla città più vicina, Tebe.
Adrasto cominciò a preparare la spedizione e per formare le schiere di guerrieri convocò tutti i capi argivi e tra questi anche Anfiarao re di Argo e marito di sua sorella Erifile. Anfiarao aveva il dono della veggenza e già conosceva l'esito dell'impresa: nell'assedio di Tebe i partecipanti sarebbero tutti morti tranne Adrasto. Prevedendo che la riconquista di Tebe si sarebbe conclusa con un disastro e cosa aspettava ai partecipanti e quindi anche a lui, Anfiarao riteneva di non rispondere alla richiesta di Adrasto, inoltre i rapporti tra i due erano già tesi a causa di dissidi passati riguardo gli affari di governo. Quella volta era stato l'intervento di Erifile che aveva risolto lo scontro evitando che i due finissero con l'uccidersi e da allora essi presero l'abitudine di rimandare al giudizio di Erifile le contese tra loro. Era stata la conquista del trono di Argo la causa dello scontro tra Melampodidi e Biantidi le due dinastie reali della città durante il quale Anfiarao uccise Talao e Adrasto costretto all'esilio si rifugiò a Sicione del quale divenne re. L'antagonismo fu risolto con il matrimonio tra Erifile, sorella di Adrasto, e Anfiarao ed il ritorno di Adrasto ad Argo.
Quando Anfiarao comunicò ad Adrasto che non intendeva partecipare alla liberazione di Tebe sembrava che la promessa fatta dal re a Polinice fosse destinata a non essere rispettata ma, intanto, Tideo aveva saputo del giuramento fatto da Anfiarao di rispettare le indicazioni di Erifile e suggerì a Polinice uno stratagemma con cui convincerlo. Polinice possedeva la collana magica che Afrodite aveva dato come dono ad Armonia sua ava quando andò a nozze con Cadmo; la collana aveva il potere di mantenere la giovinezza e le bellezza di chi la portava; se Polinice avesse donato la collana ad Erifile la moglie di Anfiarao che già preoccupata per gli anni che stavano passando, con quella si sarebbe mantenuta sempre bella, poteva trovare un accordo con lei: in cambio della collana Erifile doveva convincere il marito a partire con gli altri argivi alla volta di Tebe. Così fece Erifile ed Anfiarao, rispettando l'accordo con Adrasto, accettò il suggerimento della moglie e si risolse a partire.
Polinice consegna la collana ad Erifile
Ma la collana aveva anche un potere nefasto: portava sfortuna a chi la possedeva; era stato Efesto che l'aveva creata e ad infonderle questo potere malvagio che doveva essere una punizione per gli eredi di Armonia e Cadmo rispettivamente figli di Ares e Afrodite i due amanti che lo avevano offeso. La collana si rivelò nefasta per Giocasta, che a sua volta l'aveva avuta come dono di nozze da Laio discendente da Cadmo, che la indossava quando sposò Edipo; Polinice ereditò la collana e la diede ad Erifile in cambio del suo appoggio per convincere Anfiarao a partecipare alla riconquista di Tebe di cui era re suo fratello Eteocle. La collana portò sfortuna ad ognuno di quelli che l'avevano avuta perché tutte e tre i guerrieri morirono nello scontro; infine il figlio di Anfiarao uccise la madre per aver convinto il padre a partecipare all'impresa e poi lui, che l'aveva ereditata, impazzì. Alla fine alla richiesta di aiuto di Adrasto risposero in sei e la spedizione degli argivi fu formata da sette capi o guerrieri ma non tutte le fonti sono d'accordo sui loro nomi: Adrasto, suo cognato Anfiarao il veggente, Capaneo gigantesco figlio di Ipponoo dotato di grande forza, Ippomedonte figlio del fratello di Adrasto, Partenopeo il figlio di Meleagro e Atalanta, ed infine Tideo e Polinice.
Il numero 7
E non potevano che essere sette coloro che mossero contro Tebe perché-+ il numero 7 rappresenta la compiutezza che gli antichi individuarono prima nei cicli lunari – composti di quattro fasi della durata ognuna di sette giorni – ma poi cercarono e trovarono in molte altre manifestazioni di ciò che è terreno e di ciò che è divino. 7 erano i pianeti, 7 le Pleiadi, 7 i mari, 7 le meraviglie del mondo antico. Il numero 7 simboleggiava per i greci un ciclo compiuto e dinamico, lo chiamarono “venerabile” e per i pitagorici era simbolo di sacralità in quanto congiungeva in sé il ternario divino ed il quaternario terrestre.
(continua)
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